mercoledì 18 dicembre 2013

Compimento

Cliccate sulla copertina per visionare introduzione e i capitoli precedenti de Le Ali dei due Mondi


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COMPIMENTO



Le stelle erano meravigliose sopra quella valle. La Via Lattea ne sfoggiava a milioni, e, insieme all’Orsa Maggiore, rubava gli occhi ad una Luna discostata e lattiginosa, velata come a nascondere un mistero o una commozione.
Una stella si staccò da quel quadro: la sua traiettoria rigò il cielo con la luce e la velocità di un lampo. Sembrò partire proprio da quella Luna e, attraversato il firmamento, indicare un punto preciso di quella valle. Esprimete un desiderio: stanotte tutto è possibile.
La nebbia sopra di noi assunse un moto rotatorio a formare un coro impalpabile occupato da altrettanti inconsistenti figure canute, al centro del quale era ora possibile ammirare la stellata. Fluttuava il Sommo, sorridente, al centro dell’architettura circolare: osservava la scena che si sviluppava sotto di lui.
Il bagliore bianco s’impadronì di ogni cosa.
Il giorno dopo, per il paese, girarono molte versioni dell’accaduto: chi parlò di un meteorite che si era abbattuto nella campagna, chi di un’esplosione sorda dovuta chissà a quale gas fuoriuscito dal terreno. La più accreditata fu quella dello sbarco di un ufo; c’era chi giurava di avere avvistato, da lontano, anche i suoi occupanti camminare tra i boschi.
I lupi ci sollevarono dal terreno e ci presero in groppa, evitando i percorsi più battuti alla saggia guida del loro capobranco. Raggiunsero infine la piccola casa.
L’amico lupo si infilò da una finestra lasciata socchiusa, riapparendo dalla porta al lato opposto del salone.
Ci adagiarono sul letto, distesi l’uno al fianco dell’altra, in posizione fetale, riprendendo subito la via per i monti, tutti meno il loro capo: lui rimase nella stanza ancora due lunghi minuti, per salutarci. Venne da te, leccò la tua faccia, poi la tua mano che fuoriusciva dal perimetro del letto e vi mise il suo capo sotto.
Poi venne da me e fece altrettanto. Se ne andò sapendo che non ero più solo e non avevo più bisogno della loro presenza: non li rividi mai più.
Quando ripresi i sensi il sole filtrava tra gli scuri.
Vidi i suoi capelli, la sua bianca schiena e frenai l’impulso di destarla. Restai ad osservarla mentre la felicità rese incerti i contorni e raggiunse il tessuto del cuscino.
Rimasi ad ascoltare il sentimento nell’assenza di suono che veniva sottratto al mondo intorno e tutti gli altri mondi. Era a pochi centimetri ed era ancora così tanto: la distanza tra il sogno e il reale compimento delle nostre esistenze.
La abbracciai dolcemente, per non interrompere il suo riposo ed il suo respiro regolare.
Godetti dell’odore del suo collo, facendo aderire il mio corpo al suo come in un incastro che non aspettava altro di vedersi comporre, e mi addormentai così.

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