lunedì 18 novembre 2013

Osservatore



Cliccate sulla copertina per visionare introduzione e i capitoli precedenti de Le Ali dei due Mondi


http://stefano-blu.blogspot.it/p/le-ali-dei-due-mondi.html 

OSSERVATORE
(il corsetto in fondo al capitolo è della coautrice):



La seguivo dalla parte opposta della sala: osservavo ogni espressione del viso, ogni gestualità del corpo, ogni passo; la guardavo come si guarda un prezioso, come un diamante tra gli zirconi.
Non poteva vedermi. Le note e gli invitati si frapponevano tra noi e comunque non poteva aspettarsi che fossi lì, decisamente fuori posto e con una giacca e cravatta insoliti rispetto alla consueta tunica blu notte. Quegli abiti, pure blu, mi erano utili a farmi confondere con l’eleganza della serata.
A tratti la vedevo scambiare due parole con la sua amica: indovinavo il labiale in contrasto con il suo pensiero per poi vederla posizionarsi vicino alla parete, con l’aria sognante e poi annoiata, fino a quando non è uscita in giardino. “Seguimi”, sembrava dirmi con il suo vestito bianco che fluttuava nella nebbiolina.
Le cose erano andate come speravo, potevo aprirle il portale al riparo dagli sguardi: i tempi si facevano stretti e non avrei potuto attendere oltre...
“Capisco.”: questa la mia risposta quando mi ha rivelato il luogo di provenienza. E’ la prassi e per quanto questa volta fosse inutile per me chiedere, non volevo farle sapere di averla seguita nel suo mondo reale: non avrei potuto farlo, sono io ad averla istruita sulle regole di Primordia e ad averla messa a conoscenza dei miei compiti, limiti e doveri. Non era la prima volta che infrangevo le regole per lei…
Oramai numerose volte mi ero materializzato sulla Terra per cercarla. Le prime volte è stato soffocante: lei era lontana ed il pianeta troppo vasto, ma il suo sangue nelle mie vene mi ha guidato come una bussola fino alla sua abitazione. I miei poteri erano limitati in quel luogo e comunque andavano progressivamente indebolendosi, in un mondo o nell’altro.
Non sarei potuto uscire da Primordia senza il suo sangue e lei non poteva immaginare fossi ora in grado di farlo né le conseguenze.
Eravamo giunti all’armeria per la vestizione: io ho indossato il mio vestito da caccia in pelle blu e cotone che lasciava ampio respiro alle mie ali di librarsi. Lei è uscita poco dopo, nella consueta mise in pelle nera e le ali dello stesso lucido colore: rimasi qualche istante a guardarla per saggiarne la bellezza e confrontarla con la sua versione in abito bianco.
“Ti devo parlare!”, le dissi con un’aria forse più seria del solito guardandola negli occhi: lei sembrava sorpresa dalla determinazione delle mie parole o dal mio sguardo.


Benché sia convinta di non aver commesso errori, perché questo mondo è il luogo dove ho sempre seguito tutte le regole, c'è sempre la possibilità che ne abbia infranta qualcuna involontariamente e che tu, adesso, voglia parlarmi delle conseguenze delle mie azioni: il fatto stesso che tu mi parli indica che esiste un problema grave e dal tono della tua voce, nonché dal tuo sguardo, traspare  profonda preoccupazione.

Il panico si sta impadronendo di me perché potresti annunciarmi che sto per essere bannata da Primordia... ma, se fosse così, perché mi avresti fatta vestire per la caccia?  Cosa sta accadendo?

“Ti ascolto!”



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