lunedì 25 novembre 2013

In volo

Cliccate sulla copertina per visionare introduzione e i capitoli precedenti de Le Ali dei due Mondi


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IN VOLO




Le nostre figure sfrecciavano tra gli alberi maestosi con una padronanza di volo invidiabile a qualsiasi creatura alata. I raggi di luce, che filtravano tra le ampie fronde, colpivano i piccoli scudi argentei ai nostri avambracci, le impugnature delle nostre armi da taglio e le grandi lucide ali, andando a pulsare ritmicamente in una sorta di alfabeto morse.
Le traiettorie si intrecciavano ad accarezzarsi l’anima, come un fitto dialogo, come a giocare tra loro a dispetto degli eventi come sempre avevano fatto dal momento che si erano incontrate...
Non avevo creduto a nessuna delle sue parole, nemmeno per un istante.
Sapevo che aveva detto quello che riteneva di dover dire, nonostante il sentire del suo cuore e dando fondo alla freddezza necessaria alla battaglia: era la sua forza nella guerra, il suo limite nella vita. Il mio cuore si era gonfiato perché aveva compreso le intenzioni del suo.
Sentivo che non era tranquilla. Non lo ero io.
Il mondo: pensavo a questo Mondo che stavamo sorvolando e al suo Mondo… e sentivo che nessun mondo mi sarebbe più appartenuto se non quello contenuto tra l’inizio del mio sguardo e il fondo del suo. Non c’era più altro mondo che volessi...
Sentivamo la Bestia: era localizzata al centro della vasta Foresta e ci sarebbero voluti ancora dei minuti di volo per raggiungerla. Mano a mano che ci avvicinavamo la concentrazione saliva e visualizzavo le tecniche di attacco combinato: prefiguravo vividamente la scena. C’era però qualcosa che non mi tornava: un tarlo che mi rodeva dentro, come sentissi ci fosse un aspetto non valutato in quel che stavamo facendo e non focalizzavo. Conoscevo quella sensazione interna che difficilmente sbagliava e questo mi rendeva inquieto. E se stavo mettendo inutilmente in pericolo le nostre vite e, soprattutto, la sua? Dovevo mantenere la lucidità.
Volavamo e ci accarezzavamo l’anima, una carezza come fu con il suo viso quel giorno alla Fonte dell’Acqua Energetica, ed ora la mia carezza le diceva che non c’erano colpe perché non c’era mondo che valeva essere vissuto solo… Alla fermezza del mio sguardo si contrapponeva adesso la tristezza che mi avviluppava dentro al pensiero di quel solo, ultimo, volo assieme.
Se pensassi, dopo la morte, ad un paradiso, lo immaginerei così: un volo infinito, la libertà assoluta: appartenere all'aria, al sole e al vento, sentire l'energia fluire dagli elementi a me e da me agli elementi. E condividere tutto questo con lei.


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