domenica 25 marzo 2012

TAV: treno ad alta violenza

Una storia sbagliata

RiformaMentis: La riforma delle menti cammina sulle gambe di quelle persone che l'hanno attuata diventando esempio di coerenza nei confronti di un sistema di valori per cui sono stati disposti anche a morire.


“Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone di alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere". (Giovanni Falcone)

"Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri". (Paolo Borsellino)


(Una storia sbagliata - F. De André - dedicata a Pierpaolo Pasolini)



RM: Questo Paese è all'altezza dei sacrifici di alcuni suoi figli?


SP: La TAV è un po' quell'argomento che riassume il Paese: il tema principe per la capacità di racchiudere gli opposti, non solo geografici, di una nazione. Dentro ci sono il nord ed il sud, l'Italia che appare e la sua effettiva realtà, il bene ed il male, la macchinazione e l'ingenuità, il sonno e la veglia. Dentro, fanno capolino persone comuni, politici di ieri e di oggi, lobby, imprese, pensionati, un tuo amico, la tua compagna, un figlio, un padre. Dentro vengono "tirate" due persone dello spessore di Falcone e Borsellino... Dentro c'è una parola: "alta velocità" che, come tante altre parole che ci sottopongono, sa di buono, di moderno, di irrinunciabile...

Dentro c'è la parola "alta velocità" che, sulla scia dello stravolgimento del significato della parola, si traduce esattamente nel suo opposto: il rallentamento del benessere di un Paese, o peggio, la sua regressione. Dentro c'è l'indifferenza tipica dell'habitat in cui prospera l'inganno. Dentro, infine, c'è tanta violenza: da quella fisica a quella psicologica, stratificata sotto vari livelli di realtà.


La parola TAV è emblematica per spiegare la percezione di un Paese che viaggia a due velocità. La prima velocità è quella concernente la nazione per come ci viene raccontata: civile, democratica, ligia alla Costituzione, ricca di bellezze naturali, ricca di buone intenzioni, proiettata speditamente verso il futuro. La seconda velocità è quella a cui effettivamente transita: in mano ad un oligarchia finanziaria che vìola la Costituzione; bellezze naturali sacrificate per il tornaconto; poche persone che difendono la loro terra e i diritti di tutti... senza essere ascoltati dai molti.


E' una storia di più di venti anni, di prima che l'Italia conoscesse il ciclone B; di prima del decadimento della morale, della corruzione sfacciata e quasi ostentata che ci hanno fatto passare per furbizia dell'uomo più capace.


Questa storia parte in Sicilia, a dispetto del fatto che la TAV non l'attraversi: la mafia mette le mani sugli appalti di cantieri che di lì a poco saranno aperti nel sud Italia (fonte magistrato Imposimato), con la connivenza dei partiti politici tutti (ad esclusione di Rifondazione comunista). Il controllore diviene, al contempo e nella più classica e squallida trama di questo paese, il controllato.

Il governo cede all'IRI ENI e FIAT l'affidamento dei lavori in cambio del 20% del costo totale dell'opera: questi lo sub-appaltano per una fetta di un ulteriore 20% a "note" imprese (sempre quelle), le quali in cambio della stessa percentuale lo affidano a imprese della camorra e mafia. In questo terzo passaggio si inseriscono Falcone e Borsellino, i quali mettono le mani sui dossier di carabinieri e polizia che comprovano il coinvolgimento della criminalità. Ma non erano queste associazioni criminali ad eseguire materialmente i lavori: questi venivano affidati "a cascata" ad imprese, fino ad arrivare al padroncino della più piccola ditta o cooperativa, che avrebbe poi eseguito i lavori, per il corrispettivo del 10% della torta di questa truffa a tangenti legalizzate.

Lorenzo Necci, deus ex machina della vicenda, nomina garante dei lavori dell'alta velocità Romano Prodi (presidente dell'IRI a cui erano stati affidati i lavori) e nomina un comitato controllore presieduto da Susanna Agnelli (FIAT, esecutrice dei lavori), con il compito di supervisionare la compatibilità dell'opera con il territorio.

Delle mazzette spartite nei vari livelli, da quello politico a quello criminale, ne parleranno, dopo che i fatti sono stati denunciati da alcuni magistrati, solo i media internazionali (ad esempio il Times e Le Monde). I media nazionali (Corriere della sera, ansa, La Stampa, solo per citarne alcuni), controllati dagli stessi che si spartivano le fette della torta, copriranno il tutto. Copriranno il tutto i governi che si succederanno, tutti ugualmente coinvolti nella "pappatoria". Falcone e Borsellino, la cui visibilità pubblica era, ad un anno del via della TAV, molto elevata, non intendevano mollare la presa sull'argomento: secondo alcuni sono morti anche per questo.


Questa è una storia che, come dicevo, parte dalla Sicilia. Costeggia la Calabria, i cui mari "ospitano" navi zeppe di materiale radioattivo affondate per mano della ndrangheta con il benestare, dicono alcuni, di uomini pagati dallo Stato (magari servirebbero posti meno esposti, come il ventre di una montagna ad esempio n.d.s.). Arriva in Campania, le cui ditte esecutrici dei lavori in odor di camorra pullulavano di avanzi di galera (per recuperarli, si dirà). Passa per il Lazio e la Toscana, con attentati dinamitardi per intimidire imprese che potevano dar fastidio a quelle che "dovevano" prendere i lavori... E va su fino in Val di Susa, dove uomini comuni fanno resistenza, ispirandosi a Peppino Impastato, per proteggere una valle. Uomini con mille ragioni dietro le spalle, esasperati dall'oblio cui vengono ridotti dal resto della penisola, esasperati di fronte a forze armate da governi che esprimono l'incondizionata necessità di raggiungere Parigi riducendo di un'ora i tempi di percorrenza e usano parole coperte dalla superficiale patina della sensatezza e della giustizia, quando invece, a ben vedere, si mostrano ridicole e infarcite di quella violenza che regola ogni fase della realizzazione di questa "grande opera":

"A chi protesta dico che questo Paese si stava staccando dall'Europa e perdendo posti di lavoro per i giovani. Vogliamo lasciare andare alla deriva il Paese, staccandolo dall'Europa? Sarà contrastata ogni forma di violenza''. (Mario Monti)

La TAV, dicevo, è una di quelle storie che rappresentano il Paese: di quelle che ci fanno interrogare sul chi siamo, quanto siamo consapevoli e chi si cela dietro la parola che, con enfasi spesso patriottica, chiamiamo Stato. Di quelle vicende che ti raccontano una favola di alta velocità e portano, nella realtà dei fatti, alta violenza... A noi che avremmo solo bisogno di ALTA CIVILTA' e viviamo, invece, solo un incubo italiano...


Incubo italiano.

Ho fatto un sogno, ero una nuvola:

Volavo leggera nell'aria, sospinta dal vento.

Giù in basso migliaia e migliaia

Il sorriso di Giovanni e Paolo e un tricolore

che camminava nelle gambe con loro...


Ho fatto un incubo, ero un ammasso di nubi nere

Giovanni e Paolo su per le stelle

Il mio popolo tra la tv e l'indifferenza.

"Non siete Stato voi!!!" dicevo alla feccia.

E davo uno sguardo al merdaio… celando la pioggia...

(Da Scatti interiori di una rima - Stefano Perni)

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