martedì 30 giugno 2009

A Portella della Ginestra...

Sono stato in Sicilia la scorsa settimana. Una regione dal potenziale turistico ancora inespresso, dalle coste bellissime e dal patrimonio culturale inaspettato. Sapori, dolci e salati, da provare sul posto. Tra i luoghi visitati il più emozionante è stato, senza dubbio, quello meno turistico... ma carico di un'energia che traspariva dal terreno, dalle pietre, e da quelle due persone che abbiamo incontrato sul posto. Superato Piana degli Albanesi, quasi fosse un'appuntamento stabilito nelle pagine della nostra vita, abbiamo raggiunto a circa 800 m. di altezza questa vallata brulla in provincia di Palermo, dove sembravano aspettarci, sedute, due figure provate dall'età, che avevano raggiunto anche loro, con una vecchia 500, Portella della Ginestra. Si ristoravano dalla calura, al fresco vento di questo luogo, ma erano venuti anche a trovare delle persone care. Eravamo soli in questa natura, loro e noi quattro, che ci avvicinavamo osservando le pietre disposte sul terreno. "E' qui?", "sì è qui lo riconosco dalle foto" ci dice Francesco, tra noi di certo quello più emozionato... è lui che ci teneva a visitare il posto ed è grazie a lui che abbiamo avuto modo di rispolverare una storia importante del nostro paese. Era il 1° maggio 1947, "c'erano molte persone quel giorno, si tenevano comizi" ci dice lui, ormai in pensione, con il volto segnato dal lavoro nelle cave che ci indica al di là del monte che avevamo alle spalle... "si ballava anche" continua... "ero qui con la mia famiglia e mio fratello più piccolo... avevo dodici anni". Visitare Portella della Ginestra e trovare dei testimoni oculari di quell'importante e infausto evento... Francesco aveva gli occhi lucidi mentre l'anziana figura parlava, sollecitata dalla nostra curiosità. "Da dove hanno sparato??" gli chiediamo... "Da dietro quel monte, si sono appostati lì e avrebbero dovuto fare anche un fuoco incrociato dalla parte opposta..." "Cosa è successo al momento degli spari?", "Noi eravamo qui, io ero seduto con mio fratello vicino... non ci siamo resi conto subito che stavano sparando... pensavamo che fosse la festa, i festeggiamenti... poi vedemmo le persone cadere... il sangue e scapparono tutti". Ci dice poi, con la tranquillità che regala il tempo: "mio fratello è morto quel giorno, il proiettile passò sotto le mie gambe e lo colpì al fianco... morirono undici persone, nove adulti e due bambini... mio fratello aveva sette anni". Sua moglie, felice di scambiare inattese chiacchiere con quattro ragazzi in una tranquilla giornata di giugno, ci racconta: "non ero qui quel giorno, ma in paese vidi arrivare una signora che si teneva la testa insanguinata..." Francesco riprende con una piccola telecamera la conversazione, che il vento rende disturbata, mentre leggo le parole sulla pietra che recita: Qui celebrando la festa del lavoro e la vittoria del 20 aprile su uomini donne bambini di Piana S. Cipirrello S. Giuseppe si abbatte il piombo della mafia e degli agrari per stroncare la lotta dei contadini contro il feudo. "Sono undici le pietre, una per ogni persona morta" ci dice lui... e dopo una pausa "ma io penso che il mandante è ancora vivo..." volevo chiedergli chi pensava fosse, ma ho esitato... "Siamo stati bene qui a parlare, si sta bene, noi altrimenti stavamo a casa... e poi siamo venuti a trovare loro..." ci dice lei sorridente indicando un'altra pietra con undici nomi incisi. "Suo fratello è il sesto della lista" dico agli altri. Sì, siamo stati bene. "Mi raccomando, non correte su queste strade"... "certo! Vi spediremo la foto che vi abbiamo scattato... arrivederci..." e siamo tornati così, con quei paesaggi negli occhi e quelle parole nelle orecchie, sui nostri passi... dopo essere stati in quel luogo dove è avvenuta la prima strage di stato... dove, si dice, finì la Repubblica.




...la svolta del '47 è figlia di un matrimonio consensuale in cui interessi locali, nazionali e internazionali coincidono perfettamente. Il messaggio contenuto nella strage è stato pienamente recepito e da ora in poi a governare, accanto alla Democrazia cristiana che nelle elezioni del 18 aprile 1948 si afferma come partito di maggioranza relativa, dopo una campagna elettorale volta a esorcizzare il "pericolo rosso", saranno i partiti conservatori vanamente indicati come mandanti del massacro. In questo quadro la Chiesa cattolica ha un ruolo di primo piano. Il cardinale Ernesto Ruffini, a proposito della strage di Portella e degli attentati del 22 giugno, scrive che era "inevitabile la resistenza e la ribellione di fronte alle prepotenze, alle calunnie, ai sistemi sleali e alle teorie antiitaliane e anticristiane dei comunisti" (in Santino 2000, p. 180), plaude all'estromissione delle sinistre dal governo, ma la sua proposta di mettere i comunisti fuori legge, rivolta a De Gasperi e a Scelba, rimarrà inascoltata. I dirigenti democristiani sanno perfettamente che sarebbe la guerra civile.

....Sulla base di nuove acquisizioni documentali nel dicembre 2004 i familiari delle vittime hanno chiesto la riapertura dell'inchiesta. Per Portella, come del resto per le altre stragi che hanno insanguinato l'Italia, la verità è ancora lontana.

1 commento:

  1. Da non perdere la visione di "Segreti di Stato" (Paolo Benvenuti): http://www.drammaturgia.it/recensioni/recensione1.php?id=2012

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